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Kaspersky Lab, in una recente ricerca, ha messo l’accento su un aumento degli attacchi a forza bruta al protocollo Remote Desktop durante la quarantena. Si è passati dai circa 3.600.000 di febbraio a oltre 15.000.000 nel mese di marzo.
La stessa Kaspersky scrive una nota che fa riflettere sul pericolo per privati e aziende:
“Il lockdown imposto dal governo ha visto la comparsa di moltissimi computer e server in grado di accettare connessioni da remoto, e in questo momento stiamo assistendo a un aumento delle attività criminali informatiche che tentano di sfruttare la situazione per attaccare le risorse aziendali.”
Le 3 vulnerabilità sfruttate dai cybercriminali per attaccare i dipendenti in smart working
Difatti, a causa dell’emergenza COVID-19, molte aziende hanno dovuto chiedere al proprio staff di lavorare in remoto, anche in settori dove questa opzione non era stata mai vagliata. Questo implica che, in molti casi, non era mai stata implementata una politica adeguata di smart working che prendesse in considerazione i rischi per la cyber security.
Con i dipendenti in lavoro agile, entra in gioco un nuovo fattore, ovvero i fornitori dei servizi Internet. Senza controllo sulle misure di sicurezza adottate, la connessione Internet domestica potrebbe essere il punto d’accesso, non solo per il vostro dipendente, ma anche un potenziale cybercriminale.
Impiegare una VPN affidabile, e stabilire un canale sicuro tra la postazione di lavoro dell’utente e la vostra infrastruttura, è una soluzione per proteggere i dati aziendali da interferenze esterne.
Un altra leva per malintenzionati è quella del phishing. I vasti di scambi mail di questi giorni tra colleghi, contatti etc. rende meno attenti sui contenuti delle comunicazione. Nel caos della gestione di molti contatti, identificare un’e-mail di phishing potrebbe essere più difficile.
Fare in modo che i dipendenti usino solo la casella e-mail aziendale riduce le possibilità che una mail con scopi fraudolenti, passi per comunicazione di servizio. Inoltre si suppone che i server di posta aziendali siano protetti da tecnologie di cybersicurezza in grado di individuare tentativi di modifica dell’indirizzo del mittente.
Terzo e ultimo punto d’accesso per gli hacker, è forse quello più sfruttato: il fattore umano. Nella maggior parte dei casi, ad “aprire le porte” dell’azienda ad un cyberattacco, sono gli stessi dipendenti. Ecco perché creare consapevolezza sul tema della sicurezza informatica e fornire ai propri collaboratori un corso su minacce, rischi e soluzioni informatiche è un modo efficace per proteggere la propria azienda.
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I temi sono trattati in maniera chiara, anche quelli più tecnici vengono esposti con esempi pratici e consigli operativi. L’apprendimento, così, risulta essere coinvolgente e viene arricchito da elementi multimediali e interattivi basati su case history reali.
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